È una delle voci femminili più belle e ascoltate del panorama musicale italiano e non solo. Francesca Alotta vanta un’importante carriera musicale alle spalle, un presente pieno di opportunità e tanti progetti per il futuro.
Una grande artista dunque, ma sopratutto una grande donna che noi di Musicaccia abbiamo avuto il grande onore di intervistare. Ecco cosa ci ha raccontato.
Francesca, raccontaci un po’ di te. Chi sei e quali sono le tue passioni più grandi?
Ho tante passioni: abito in campagna e da sempre nutro un grande amore per la natura e per gli animali. Mi prendo cura di parecchi cani e gatti, molti di loro raccolti dalla strada, e li considero come dei figli. Amo gli animali, la terra, coltivo il mio orto e produco il mio olio. Mi definisco una persona semplice, che ama le cose vere della vita.
Questo tuo amore per la natura è mai diventato fonte di ispirazione per il tuo lavoro?
La natura è un po’ il mio rifugio, mi aiuta ritrovare me stessa. Il fatto che io ci stia così bene mi ha aiutata nel lavoro e durante alcuni momenti difficili, anche se a volte ha contribuito ad acuire il senso di solitudine che provavo.
Sono una persona riflessiva, mi piace scavare a fondo nelle cose. Sin da bambina, ho sempre cercato di comprendere il senso profondo di quello che faccio e della vita in generale.
La musica ti ha mai dato le risposte che cercavi?
Il mio rapporto con la musica è sempre stato un po’ strano. Sono nata in una famiglia di musicisti – mio padre era tenore, mio zio cantante, mio nonno violinista – quindi è come se questa passione fosse nata in modo spontaneo. All’età di nove anni ho iniziato a studiare pianoforte e violino al conservatorio e sono entrata a far parte di due cori polifonici, uno di musica classica e l’altro di musica classica e jazz.
Quindi potrei dire che la passione per la musica è nata a prescindere dalle risposte che cercavo. Posso dire però che durante i momenti difficili è stata proprio la musica a darmi la forza di andare avanti, il coraggio di non mollare. La musica è la mia vita, non potrei mai farne a meno. Mi sento viva e felice in quanto posso trasmettere con la musica tutte le emozioni che ho dentro: sono una persona molto timida ma quando canto è come se riuscissi a tirare fuori delle cose di me che di solito restano nascoste. La musica per me è come una terapia, ma credo che faccia bene a chiunque e che sia un valido aiuto anche per i giovani. La musica fa bene all’anima.
Tra i brani che in questi anni hai interpretato ce n’è qualcuno che ti rappresenta più di tutti o che ha segnato un momento importante della tua vita?
Sicuramente la canzone che ho scritto, Amore mio, dedicata a mio padre, che ho inserito all’interno del mio ultimo disco Anima mediterranea. È un brano particolarmente sentito, credo di averlo scritto in mezz’ora, è come se ci fosse stato qualcosa dentro che non riuscivo a controllare.
L’ispirazione è nata da una discussione con mia madre. Parlavo con lei e le dicevo che, dopo tanti anni, il dolore per la perdita di mio padre sembrava crescere anziché attenuarsi. Lei mi disse che non avrei mai potuto capire il dolore di una compagna di vita che perde la propria metà di sé. Ho sentito il suo dolore atroce e ho percepito il bisogno di scriverlo, di trasformare in musica l’angosciante ricerca della persona che hai sempre amato, ovunque, anche in un semplice profumo. Ho descritto le sue emozioni.
È questa la canzone che, più di tutte, mi rappresenta. Probabilmente perché arriva direttamente dalla mia anima.
Anima mediterranea contiene anche tutti i brani antichi della tradizione siciliana e napoletana, dal ‘700 a oggi. È un disco particolare perché è interamente dedicato a papà. Avrei dovuto crearlo con lui; da piccola ascoltavo lui cantare questi brani e me ne sono innamorata così, per questo avevamo deciso che lo avremmo realizzato insieme. Purtroppo, però, lui è morto giovanissimo e non siamo riusciti a realizzare questo sogno, per questo ho voluto fare questo disco come se lui fosse ancora qui accanto a me. Anima mediterranea è la mia anima.
Ho registrato anche una versione di Non amarmi in acustico, insieme ad Alendro Baldi, perché tutto il disco è stato realizzato nella stessa modalità, grazie alla collaborazione di grandi artisti. Tra questi Massimo Morriconi, Giuseppe Milici e Cristiano Viti.
Abbiamo utilizzato molti strumenti, alcuni anche etnici, e registrato alcuni brani in una chiesa sconsacrata per ottenere un certo tipo di suono. È stata effettuata un’importante ricerca sonora, è un lavoro intenso in cui si trova la vera Francesca con la maturità vocale di oggi.
Sono davvero felice di quello che ho fatto.
Tra l’altro, ho cercato la storia di tutti i brani che ho cantato, aneddoti e curiosità inclusi, dettagli davvero interessanti che invito tutti a leggere.
Com’è cambiata la tua musica nel tempo e come sei cambiata tu, in quanto donna e cantante?
Quando sei giovane non hai la capacità di conoscere te stessa fino in fondo. Sicuramente oggi l’evoluzione è avvenuta nel mio io più profondo, nel sapermi ascoltare.
Ho fatto un brano, Ti dirò, dedicato a una donna che rivela una violenza familiare, che ho intenzione di includere nel mio prossimo disco. Lì c’è molto di me, perché anche io ho subìto, durante i miei anni bui, una violenza psicologica. Ho sentito il desiderio di urlare a tutte le donne in difficoltà, di aiutarle a non chiudersi in se stesse, perché dall’isolamento nasce la fragilità e di conseguenza non si trova la forza di reagire. Chiedere aiuto ad amici, genitori, parenti e associazioni – e io mi sento molto vicina ad alcune di queste – dà il supporto fondamentale. È importante che tutte sappiano che si può ricominciare.
Noi di Musicaccia adoriamo Francesca Alotta, e voi?
Continuate a seguirci!