Distruzione è creazioneAnima recensione Yorke glitch
Creare significa distruggere, è questo che canta Thom Yorke nel suo ultimo album “Anima”. La classica armonia della musica non esiste più, è tutto distorto e compreso tra rumori; sembra che la “glitch music” governi l’anima delle sue opere. I suoi progetti solisti sono collage digitali che trovano un senso nel loro farsi e “Anima” non fa eccezione. L’idea non era scrivere canzoni, ma creare musica attraverso un processo caotico e liberatorio.Anima recensione Yorke glitch
“Mi sono ritrovato a immergermi nella vecchia musique concrète e in questa specie di anti-musica” Anima recensione Yorke glitch
Contemplare il disagio: frammenti
“Anima” si contempla, non vaneggia mai, è concreto nelle sue forme d’espressione. Ansia, sensibilità, tutto converge in una condizione di atemporalità percepibile, quasi quantificabile. “Anima” arriva cinque anni dopo “Tomorrow’s modern boxes” e otto mesi dopo la colonna sonora del film di Luca Guadagnino “Suspiria”. Thom Yorke prende a prende a piene mani dall’esperienza di “Tomorrow’s modern boxes”, che affida nuovamente la produzione a Nigel Godrich e Tarik Barri. Un lavoro tra artista e “collaboratori”, questo è “Anima”. Yorke ha spedito a Godrich alcuni frammenti sonori. Il produttore ha selezionato le parti più interessanti, le ha trasformate in campionamenti e loop, le ha rispedite a Yorke, che a sua volta ha scritto le parti vocali su quelle basi in un processo di astrazione dalla forma canzone.
Manipolazione
L’idea dell’album, come già accennata prima, è quella di prendere i suoni e lavorarli per le potenzialità che esprimono: qualsiasi sia il mezzo (voce, strumento elettronico) il risultato deve essere manipolato per poter “esprimere”. L’ambiente sonoro sembra frammentato, quasi surreale, e porta le emozioni a condividere la sensazione di smarrimento. Un esempio è “Last I heard (… he was circling the drain)” , uno dei pezzi più significativi. È un’allucinazione basata su poche note di tastiera, interferenze e suoni fantasmatici in cui si racconta di un mondo distopico in cui gli uomini sono piccoli come topi e vivono nel ventre della città. Il tribalismo di “Tribal” e il finale caotico di “Runwayaway” rappresentano il potere inconscio della musica di Thom Yorke. Per finire “Dawn chorus”, in cui il suono appare filtrato e riadattato attraverso campionamenti musicali che si moltiplicano e “denaturalizzano” il suono.
Tracklist
01. Traffic – (05:17)
02. Last I Heard (…He Was Circling the Drain) – (05:06)
03. Twist – (07:03)
04. Dawn Chorus – (05:23)
05. I Am a Very Rude Person – (03:44)
06. Not The News – (03:57)
07. The Axe – (06:59)
08. Impossible Knots – (04:19)
09. Runwayaway – (05:56)