Il questi giorni c’è qualcosa che sta disturbando la quiete tra la bella coppia formata da QueenB e il rapper e produttore Jay-Z. Sono stati accusati di aver manipolato i dati degli utenti sulla loro piattaforma streaming Tidal. Scandalo tidal
Tidal Scandalo tidal
Per chi non lo sapesse, Tidal è una piattaforma di streaming audio nata da un’idea di Jay-Z. E’ un servizio gestito direttamente dai musicisti che offre la migliore qualità audio ottenibile su digitale. Scandalo tidal
La piattaforma esiste dal2015 ma ad oggi non ha ottenuto un grandissimo successo, motivo per cui i concorrenti, decisamente più noti e utilizzati, neanche temono il confronto. Scandalo tidal
L’accusa alla coppia
Da qualche giorno l’azienda è stata accusata di aver manipolato gli account con l’intenzione di gonfiare gli streaming di Beyoncé e Kanye West. L’indagine è stata condotta dal giornale norvegese Dagens Næringsliv. Scandalo tidal
“I numeri di ascoltatori di Beyoncé e Kanye West su Tidal sono stati manipolati per diversi milioni di false riproduzioni che hanno generato massicci pagamenti di diritti a spese di altri artisti”.
Secondo gli accusatori i fatti risalgono al 2016, anno in cui sulla piattaforma furono pubblicati in anteprima gli album di Kanye West The life of Pablo e di Beyoncé Lemonade.
Dopo i primi giorni di anteprima la società rese noti i risultati degli ascolti: The life of Pablo era stato riprodotto in streaming 250 milioni di volte in soli dieci giorni e che Lemonade era stato riprodotto 306 milioni di volte in soli quindici giorni. Dei numeroni, se si considera che al tempo Tidal esisteva da poco meno di un anno e quindi i suoi abbonati non erano molti. Scandalo tidal
Loro smentiscono ma le prove ci sono
Il giornale norvegese per avere le prove schiaccianti si è affidato alla NTNU, l’Università norvegese della scienza e della tecnologia, chiedendo ad alcuni esperti in materia di sicurezza di dati e prevenzione della criminalità informatica di indagare.
Sono stati rintracciati anche alcuni degli utenti che secondo Tidal avrebbero ascoltato i due album, ma hanno negato senza pensarci troppo.
Dopo le accuse alcuni portavoce della società hanno negato tutto. Il CEO Richard Sanders ha dichiarato la falsità dello scoop chiarendo che il servizio di streaming ha “ingaggiato una società indipendente di sicurezza informatica di parte terza per portare avanti una revisione di ciò che è accaduto e aiutarci a proteggere ulteriormente la sicurezza e l’integrità dei nostri dati”.
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