sabato, Dicembre 21, 2024

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Profondamente rock: l’ultimo album dei Deep Purple

Ah, i Deep Purple! Giganti del rock, pilastri di un’epoca, artefici di riff immortali che hanno fatto tremare le fondamenta di più generazioni. Quando si parla di loro, non si può fare a meno di sentire un fremito di reverenza. E ora eccoli di nuovo sulla scena con il loro ultimo lavoro, “=1”. Un titolo che già di per sé promette di fare rumore, o forse di insinuarsi nella quiete come un’onda sismica. Deep Purple recensione

Un Equilibrio Sovvertito

L’album si apre con “Edge of the World”, un brano che trasuda quell’energia grezza e primordiale che solo i Deep Purple sanno evocare. La chitarra di Steve Morse si fa subito riconoscere, come un vecchio amico che non hai visto da anni, ma che al primo sguardo riporta alla memoria notti insonni passate ad ascoltare “Smoke on the Water”. La voce di Ian Gillan, ahimè, porta i segni del tempo, ma lo fa con una dignità e una potenza che farebbero invidia a molti giovani leoni del rock.

Virtuosismo e Nostalgia Deep Purple recensione

“=1” è un album che cerca, forse con troppa insistenza, di bilanciare tra l’innovazione e la nostalgia. Tracce come “Quantum Chaos” mostrano una band che non ha perso il gusto per il virtuosismo tecnico, ma che talvolta sembra inciampare nei propri stessi cliché. I cambi di tempo e le improvvisazioni strumentali sono un piacere per le orecchie allenate, ma rischiano di risultare un po’ indigesti per il pubblico generalista. In questo contesto, l’organo Hammond di Don Airey brilla come un faro nella nebbia, ricordandoci perché questo strumento è indissolubilmente legato al suono dei Deep Purple. Deep Purple recensione

La Perla Nascosta Deep Purple recensione

E poi c’è “Ephemeral Sun”, un pezzo che da solo vale il prezzo dell’intero album. Un brano dalla struttura complessa, che alterna momenti di pura melodia a sezioni più aggressive e dissonanti. Qui, i Deep Purple sembrano ritrovare quella magia che li ha resi immortali, riuscendo a trasmettere un’emozione autentica che travalica il mero tecnicismo.

Un Finale che Lascia il Segno

L’album si chiude con “Time Will Tell”, una ballata che punta dritta al cuore. Qui Gillan mette da parte ogni velleità di virtuosismo vocale per abbracciare una interpretazione più intima e riflessiva. Il risultato è sorprendentemente toccante, un epilogo che riecheggia a lungo dopo l’ultimo accordo.

Considerazioni Finali

“=1” dei Deep Purple è un disco che oscilla tra la gloria passata e il desiderio di rinnovamento. Non sempre riesce a trovare un equilibrio perfetto, ma quando lo fa, dimostra che i vecchi leoni del rock hanno ancora molto da dire. Certo, non è l’album che cambierà le sorti del rock, né quello che farà breccia nei cuori di chi cerca novità assolute. Ma per chi ha seguito i Deep Purple lungo il loro epico viaggio, “=1” è un gradito ritorno, un abbraccio caloroso di una band che non ha paura di guardare avanti, anche mentre rende omaggio al proprio glorioso passato.

In definitiva, “=1” è come un vecchio whisky: ricco, complesso, con qualche asperità, ma capace di riscaldare l’anima. Ai Deep Purple, l’arduo compito di continuare a suonare la colonna sonora dei nostri sogni più ribelli. Deep Purple recensione

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