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7 cose che non sapevi sull’Eurovision Song Contest

Tutto pronto per la nuovissima edizione dell’Eurovision Song Contest. Quest’anno l’amatissima kermesse canora si tiene a Liverpool, Inghilterra. La finale è fissata per sabato 13 maggio ed è possibile vederla in diretta su Rai Uno, con la conduzione di Mara Maionchi e Gabriele Corsi. Le semifinali (martedì 9 maggio e giovedì 11 maggio) sono invece trasmesse su Rai Due. Tutta Italia fa il tifo per Marco Mengoni, che dopo il trionfo al Festival di Sanremo è pronto a incantare l’Europa con la sua Due Vite. Grande attesa anche per la performance di Mahmood che regalerà una cover di Imagine di John Lennon. eurovision 2023 dove vederlo
Siamo giunti alla 67a edizione dell’Eurovision Song Contest: in oltre sei decenni di storia della musica europea, ne sono successe di tutti i colori. Scopriamo insieme 7 curiosità intriganti sul concorso canoro più seguito nel Vecchio Continente.

L’Eurovision fu inventato da un italiano

Proprio così: l’Eurovision Song Contest fu ideato da un giornalista italiano. Si tratta di Sergio Pugliese, che prese ispirazione dal Festival di Sanremo, tant’è che in Italia il concorso canoro è stato per tanto tempo chiamato anche Eurofestival. Erano gli anni ‘50 e i Paesi europei volevano gettarsi alle spalle gli attriti che avevano provocato la Seconda guerra mondiale. Nel frattempo nasceva l’Unione Europea di Radiodiffusione (UER), l’organizzazione internazionale che associa le televisioni e le radio di tutta l’Europa. L’idea di un Festival Europeo della Canzone piacque al direttore della UER e divenne infine realtà nel 1956. La prima edizione si tenne a Lugano, in Svizzera, e fu vinta da Lys Assia.

Controversie LGBT+eurovision 2023 dove vederlo

L’Eurovision Song Contest è spesso stato occasione di scontri politici, soprattutto per quanto riguarda i diritti civili. Molti ricorderanno, ad esempio, la controversa vittoria dell’austriaca Conchita Wurst, la prima (e finora unica) drag queen a vincere il concorso. Il trionfo di Rise Like a Phoenix, il brano con cui l’Austria partecipò nel 2014, ebbe infatti una grande risonanza mediatica, soprattutto per le critiche mosse dall’ambiente politico russo. Sempre quell’anno, il pubblico fischiò la canzone portata in gara dalla Russia, per via della legge sulla “propaganda gay” promulgata l’anno prima da Putin. Per questo motivo, a partire dal 2015 cominciò a essere adoperata una tecnologia “anti-boo”, cioè un metodo di controllo attivo del rumore.
Andando ancora più indietro nel tempo, nel 1998 Dana International fu la prima artista transgender a vincere l’Eurovision. Ma non senza polemiche: durante la sua permanenza a Birmingham, dove si tenne quell’edizione del concorso, la cantante israeliana fu tenuta in una stanza d’hotel con finestre antiproiettile, per garantire la sua sicurezza.
Ma la primissima controversia LGBT+ nella storia dell’Eurovision Song Contest fu nel 1961. Quell’anno vinse il Lussemburgo con Nous les amoreux di Jean-Claude Pascal. Il brano parla di un amore omosessuale e delle sue difficoltà, un tema altamente controverso nei primi anni ‘60: in quegli anni l’omosessualità era reato in diversi Paesi.

L’Italia non partecipò per 13 edizioni di seguito

Al giorno d’oggi, l’Italia è tra i grandi protagonisti dell’Eurovision Song Contest, soprattutto da quando hanno vinto i Måneskin, nel 2021. Ma non è sempre stato così. Dal 1998 al 2011 l’Italia fu infatti grande assente, non partecipando alla kermesse. È ancora oggi poco chiaro cosa sia successo esattamente, ma si dice che i vertici Rai avessero poco interesse nel concorso canoro, al punto da boicottare gli artisti in gara nel corso degli anni ‘90. Il cantautore Enrico Ruggeri, nel suo libro Piccoli Mostri, racconta di essere stato ostacolato dai dirigenti Rai, mentre era in gara nell’edizione del 1993. Il motivo era la mancanza di volontà di ospitare la manifestazione l’anno successivo, come da prassi. E lo stesso scenario pare si sia ripetuto nel 1997, quando parteciparono i Jalisse con Fiumi di Parole, dati come vincitori e infine giunti al quarto posto.

Vietato suonare dal vivo eurovision 2023 dove vederlo

Tra le regole odierne dell’Eurovision Song Contest, c’è l’obbligo per i partecipanti di esibirsi su basi musicali pre-registrate. Nessuno strumento può essere suonato dal vivo durante le performance. Ma non è sempre stato così: al contrario, inizialmente era obbligatorio che i musicisti fossero accompagnati da musica dal vivo. Per questo motivo i cantanti erano accompagnati dall’orchestra. Questa regola fu in vigore fino al 1997, quando agli artisti fu permesso di utilizzare tracce pre-registrate. Ma il Paese che ospitava la manifestazione era tenuto a fornire un’orchestra, da tenere a disposizione dei cantanti. Questa regola cambiò di nuovo nel 1999, quando si lasciò al Paese ospitante la libertà di scegliere se avere un’orchestra o meno. E di qui fino alla regola in vigore oggi.

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Domenico Modugno all’Eurovision del 1958 (Foto di Harry Pot / Anefo)

La nota più alta mai raggiunta all’Eurovision

Sapevate qual è stata la nota più alta mai raggiunta all’Eurovision Song Contest? Nel 1996 la cantante croata gareggiò con Sveta ljubav, con cui si classificò al quarto posto. Prima del ritornello, la cantante raggiunge una nota altissima, poi replicata verso la fine. Per anni è stato questo il record della nota più alta mai raggiunta durante la kermesse. Finché nel 2021 Eden Alene, in gara per rappresentare Israele con la sua Set me free, non battè il primato della collega croata. La tecnica utilizzata dalla Alene è quello del whistle, reso famoso da Mariah Carey e Ariana Grande.

Perché l’Italia è già in finale? eurovision 2023 dove vederlo

Avete mai fatto caso al fatto che ogni anno gli artisti italiani si esibiscono direttamente in finale? Come mai? I cantanti in gara a rappresentare l’Italia entrano di diritto in finale, dunque non devono affrontare né le preselezioni, né le semifinali. Questo perché l’Italia fa parte dei cosiddetti Big Five, le cinque nazioni che per prime hanno sostenuto economicamente e tuttora supportano maggiormente l’Unione Europea di radiodiffusione (UER). Inoltre l’Italia è tra le nazioni fondatrici dell’Eurovision Song Contest. I Big Five, oltre all’Italia, sono la Francia, la Germania, il Regno Unito e la Spagna. Questo significa che anche gli artisti francesi, tedeschi, britannici e spagnoli entrano di diritto alla finale senza passare per le fasi precedenti del concorso.

Chi sono i favoriti di quest’anno?

Il sito web eurovisionworld.com ha raccolto dati da più di dieci diversi servizi di scommesse per stilare una classifica provvisoria, basata sulle quote di ciascun artista in gara. Le dieci canzoni più quotate al momento sono queste: eurovision 2023 dove vederlo

1. Loreen – Tattoo (Svezia)
2. Käärijä – Cha Cha Cha (Finlandia)
3. Tvorchi – Heart of Steel (Ucraina)
4. La Zarra – Évidemment (Francia)
5. Blanca Paloma – Eaea (Spagna)
6. Alessandra – Queen of Kings (Norvegia)
7. Noa Kirel – Unicorn (Israele)
8. Marco Mengoni – Due Vite (Italia, ça va sans dire)
9. Mae Muller – I Wrote a Song (Regno Unito)
10. Teya & Salena – Who the Hell Is Edgar?

Non ci resta che augurare in bocca al lupo a tutti i musicisti, in particolare al nostro Marco Mengoni!

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