“Heaven upside down” ci riporta alla luce il Manson provocatore. Si presenta ancora come personaggio malvagio e controverso, che dietro la maschera nasconde un osservatore della decadenza della società americana.marilyn manson recensione album 2017 marilyn manson recensione album 2017
“Sono una leggenda, non una favola”, canta Marilyn Manson.
Cambia tutto rispetto gli echi rock-blues dell’album del 2015 “The pale emperor”, ritornando allo stile industrial-metal che l’ha reso celebre.
Forse non contiene canzoni eccezionali ma “Heaven upside down” suona bene e ci piace, per essere il disco di un rocker di 48 anni.
Manspn lo descrive facendo riferimento a Hard, punk-rock, Killing Joke, Joy Division, Bauhaus, “Scary Monsters”.
L’album in studio è scritto, suonato e registrato come il precedente, con la collaborazione fondamentale del produttore e multistrumentista Tyler Bates.
Arrangiamenti di impatto pronti per calcare tutti i palchi dei palasport – ( sperando non crolli nuovamente della scenografia).
“Dipingeremo la città di rosso col sangue dei turisti”, promette Manson con voce gracchiante e sinistra in “Revelation #12”, su un meraviglioso campionario di riff dall’andamento meccanico di Bates. La canzone non è eccezionale ma ha un attacco feroce che si chiude con il suono le sirene della polizia, un inizio perfetto per un’album che suona come un kolossal horror.
“Fanculo la tua Bibbia e la tua Babele”, urla il Reverendo nell’attacco di “Tattooed in reverse”. Manson parla nuovamente di religione, sesso, violenza, morte.
Fra echi new wave (“WE KNOW WHERE YOU FUCKING LIVE”, un titolo urlato, scritto tutto in maiuscolo), pezzi vagamente ballabili e sexy (“Kill4me”) e giochi di parole fra “Say10” e “Satan”, cosicché il ritornello della canzone suona come “Tu dici Dio, io dico Satana”, il tutto opportunamente supportato da un continuo saliscendi fra atmosfere sospese da film horror e picchi rumoristici.
Per Marilyn Manson, il cuore del disco si ritrova negli otto minuti di “Saturnalia”, una delle ultime canzoni scritte per l’album, forse in qualche modo ispirata alla morte del padre del cantante, ma come altre composizioni di “Heaven upside down” manca di uno svolgimento avvincente.
Finale, con la title track e “Threats of romance”, e con un Manson più vicino alla canzone tradizionale, in una sorta di teatro glam rock degli orrori.
Non cambia la natura di “Heaven upside down”, che è esattamente come il titolo di quella canzone: urlato.
È l’album di un artista che, non potendo contare su grande scrittura, punta tutto sull’impatto sonoro, che lo rende un disco perfetto da ascoltare in cuffia, a volume alto.
Se un tempo si sentiva Manson per farsi spaventare, o per deridere assieme a lui la parte più bigotta dell’America profonda, oggi lo si ascolta per vedere come andrà a finire questa sua maschera ormai grottesca. “Scrivo canzoni per lottare e fottere, se non vuoi lottare io ti fotto”, recita “JE$U$ CRI$I$”. Non c’è spazio per le sottigliezze, qui.
“Heaven upside down” è l’arma usata da Manson per combattere l’indifferenza. Ascoltiamolo.
TRACKLIST
01. Revelation #12 – (04:42)
02. Tattooed In Reverse – (04:24)
03. WE KNOW WHERE YOU FUCKING LIVE – (04:32)
04. SAY10 – (04:18)
05. KILL4ME – (03:59)
06. Saturnalia – (07:58)
07. JE$U$ CRI$I$ – (03:59)
08. Blood Honey – (04:10)
09. Heaven Upside Down – (04:49)
10. Threats Of Romance – (04:37)
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