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La passione “Morelliana”: Mahmood che hai combinato?

“Non mettere il dito tra moglie e marito”

Politica musica Morelli Mahmood

La musica è sempre stata strumento di parole, pensieri ed emozioni. Una forma d’arte espressiva che ha costantemente messo da parte parole come “razzismo” e “disuguaglianza”. La musica ha sempre fatto “suo” il sentimento di libertà. Forse con una premessa un pò “analogica” e da etichetta, i fatti di oggi non ci fanno altro che pensare a tutto questo; continuano le notizie sull’interesse della politica riguardo alla musica. Politica musica Morelli Mahmood

Il troppo Baglioni stroppia

Dopo le polemiche al Festival di Sanremo 2019, personalità politiche esprimono il loro parere sul mercato musicale (e tutto quello che ne fa parte), probabilmente, come è solito fare, senza cognizione di causa. Il deputato della lega Paolo Tiramani , capogruppo vigilanza Rai, ha già espresso il suo dissenso riguardo alla prossima conduzione di Claudio Baglioni del festival sanremese 2020. Messa in discussione è anche la programmazione radiofonica, che in questi giorni è oggetto di pesanti critiche da parte della classe politica. Politica musica Morelli Mahmood

“Mahmood, Mahmood oh perchè sei tu Mahmood…”

Alessandro Morelli, ex direttore di Radio Padania e presidente della commissione trasporti e telecomunicazioni della Camera, non è rimasto convinto della vittoria del cantante italo-egiziano Mahmood. Morelli afferma che  “La vittoria di Mahmood all’Ariston dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica. Io preferisco aiutare gli artisti e i produttori del nostro Paese attraverso gli strumenti che ho come parlamentare”. Parole che lasciano dei dubbi. Morelli probabilmente non ha seguito il festival, ma forse dimentica che la canzone di Mahmood è scritta in italiano e cantata da un’artista italiano. Politica musica Morelli Mahmood

Mahmood

La proposta di legge “ignorante”

La proposta di legge è chiara (“disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana”). Si prevede una quota “pari almeno al 10 per cento” della programmazione giornaliera “riservata alle produzioni degli artisti emergenti”. Le radio che non rispetteranno tale legge verranno sanzionate. Le convinzioni filo-francesi di Morelli sembrano avere tante domande e poche risposte. Morelli mette in campo  una proposta simile alla legge Toubon del 1994. Le radio francesi sono obbligate a trasmettere musica nazionale almeno per il 40% nella programmazione giornaliera. Secondo i dati dichiarati dalle emittenti radiofoniche italiane, il 23% è la quota di trasmissione di musica nostrana.

La passione “Morelliana”

“La musica non è solo un passatempo ma un racconto della nostra vita, della nostra cultura, dei momenti della vita, dei luoghi e dei sentimenti” ha dichiarato Morelli. “Promuovere la musica italiana significa sostenere l’industria della cultura del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano”. Siamo sicuri che Morelli sia informato di come funziona oggi la musica? Forse si perde di vista un fattore importante, quanto ovvio. La fortuna di un brano la fa la radio o, visto che siamo nel 2019, siamo tutti d’accordo che è la piattaforma streaming ed internet a rendere celebre quel pezzo ?

Morelli

“Non ti dico di no”, ma almeno informati!

Qui si perde si vista un concetto semplice e chiaro. La musica è business e per quanto si possano dire frasi come “valorizziamo la nostra cultura” sono tre i fattori che determinano la musica oggi: i gusti della gente (ed è sempre stato cosi), internet e il mercato discografico globalizzato.  Secondo Radiomonitor, nella classifica dei brani più trasmessi dell’anno scorso troviamo cinque italiani e cinque stranieri (quattro in lingua inglese ed uno in spagnolo). Scorrendo le prime dieci posizioni della classifica FIMI dei singoli più venduti del 2018, non solo non troviamo Non ti dico no ( Boomdabash e Loredana Bertè), ma non ci sono neanche gli altri brani più passati dalle radio, sia che si tratti di stranieri, come Mihail o David Guetta, sia che si tratti di artisti nostrani.

Conclusioni

Questo sta a dimostrare come l’idea di Morelli sia un po’ indietro con i tempi e che la realtà musicale di oggi non è la radio, ma piattaforme come YouTube, Spotify e internet. La fruizione è cambiata. Siamo sicuri che questa proposta di legge è quello di cui abbiamo bisogno?.

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