Sanremo 2020: il caso Junior Cally Sanremo Junior Cally espulso
Una situazione molto difficile quella tra Marcello Foa e il direttore artistico Amadeus: il caso Sanremo per Junior Cally è ancora irrisolto. Da quando la scorsa domenica il presidente dell’azienda pubblica è intervenuto nella vicenda, chiedendo l’esclusione del rapper dal Festival di Sanremo 2020, i due non fanno che confrontarsi, insieme all’amministratore delegato Rai Fabrizio Salini e al neo direttore di Rai1 Stefano Coletta: il conduttore e direttore artistico della manifestazione, fa sapere chi è vicino a lui, non vuole arretrare sulle sue posizioni ed è fermo nella sua decisione di portare Cally sul palco dell’Ariston.Sanremo Junior Cally espulso
“Vado al massimo”
Ieri, intanto, sono stati annunciati i titoli delle canzoni che i 24 big in gara al Festival canteranno. nella serata di giovedì 6 febbraio, quella dedicata alle celebrazioni dei settant’anni della manifestazione: Junior Cally ha scelto “Vado al massimo” di Vasco Rossi. Il brano che il rocker di Zocca portò in gara al Festival nel 1982, si prendeva gioco di quei giornalisti che avevano criticato lo stile di vita e i contenuti dei. suoi testi del cantante. Una scelta, quella di Cally, che in realtà non ha niente a che vedere con le polemiche degli ultimi. giorni: il rapper aveva comunicato ad Amadeus e alla Rai di voler cantare “Vado al massimo” molto prima di finire nell’occhio del ciclone per i testi delle sue vecchie canzoni. Ad affiancarlo nella serata delle. cover ci saranno i Viito.
Le opinioni sul caso: Le critiche
Il rapper preferisce non parlare, al momento. Non pubblica post sui suoi social da diversi giorni ormai e ha anche annullato le interviste fissate prima che scoppiassero. le polemiche: non ha voglia di esporsi fino a quando la Rai non prenderà una decisione sulla sua partecipazione al Festival. Contro di lui ha non solo le femministe e il mondo della politica, ma anche la chiesa. Il quotidiano di ispirazione cattolica “Avvenire” ha pubblicato ieri un duro editoriale contro la Rai. Anche “Il Giornale” continua con le forti critiche alla rai, ecco le parole del vescovo Suetta:
“Contenuti di tale violenza, insulsaggine e volgarità non soltanto oscurano e cassano ogni pretesa o velleità artistica, ma soprattutto perché ritengo che il mondo dello spettacolo, pur nella leggerezza che lo contraddistingue. e nella varietà delle proposte di costume, debba sentire ed esprimere con coraggioso ed etico rigore un senso di responsabilità nei confronti della vita sociale e specialmente nell’educazione dei giovani”.
Intanto cresce il fronte dei pro-Cally. Ne fa parte anche Levante, che su “La Stampa” commenta così la vicenda:
“Junior Cally ha un linguaggio molto esplicito e a tratti violento, ma il rap lo conosciamo dagli Anni 80 e nel 2001 Eminem fu invitato come super ospite con testi molto più forti di quello, andate a tradurvi ‘Stan’, il suo singolo più famoso e poi ne parliamo. Mi sembra che l’attenzione. si stia focalizzando sulla questione femminile anche in maniera offensiva per chi viene veramente discriminata. Non sono i testi di Junior Cally a dover creare una polemica di questa. portata. Dovremmo parlare con lo stesso vigore di problemi ben più importanti”.
Su “Il Foglio”, invece, Stefano Pistolini scrive:
“È successo l’assurdo: i cacciatori di scandali hanno cominciato a strombazzare ciò che sanno. benissimo coloro che almeno sentono risuonare questa musica, ovvero che rap e trap sono scorrettissimi, politicalmente, sessualmente, eticamente costellati di cose bruttissime come la droga e la violenza, sebbene parlino anche di moltissime altre. cose, più seriamente e più credibilmente. […] Nel repertorio di ogni rapper ci sono pezzi nei quali si va ‘oltre’ – bisogna vedere ‘oltre’ cosa, e se parliamo di pubblica decenza, cosa sia questa decenza e cosa nasconda la dizione ‘per famiglie’. Adesso il rapper Junior Cally, che in repertorio ha dei testi ‘indecenti’, è finito sotto accusa e la sua partecipazione è in forse. È un errore clamoroso, una decimazione ingiustificata, la rimessa in discussione di un tentativo di comunicazione intergenerazionale che aveva un suo peso, anche se non ci illudiamo che a Sanremo si risolvono i gap”
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