mercoledì, Novembre 20, 2024

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Intervista a Seggiani, esorcizzare i propri demoni attraverso la musica

Disponibile dal 19 aprile, Negativizzazione è l’album di debutto di Seggiani. Il producer e cantautore romano ha sperimentato molto dall’inizio della sua carriera musicale, andando a toccare diversi generi e stili. Attraverso le sue note, Seggiani ci racconta la depressione e gli stati d’ansia con la sola lingua che conosce, una lucida follia attraverso la quale analizza il dolore e ricerca il bene nell’oscurità. Un viaggio sonoro e sensoriale che non può lasciare indifferenti. Scopriamo insieme, in quest’intervista, chi è Seggiani e come nasce Negativizzazione.

Nelle scorse settimane hai pubblicato il tuo primo album, ovvero Negativizzazione. Qual è stato il percorso che ti ha portato a dare vita a questo progetto?

Volevo innanzitutto cercare di creare qualcosa per esorcizzare le mie ansie e per ricavare il bello da tutto ciò che non lo fosse, mantenendo però quel velo cupo che caratterizza la mia esistenza. Per questo ho scelto il termine Negativizzazione, un’antifrasi che esprime un ritorno alla normalità, anche se la sua radice indica tutt’altro. Volevo che questo disco fosse il sunto di tutti gli stili musicali che ho sempre apprezzato, per questo si passa dall’elettronica al cantautorato costruito su pad vocali strazianti.

Il percorso è stato lungo e difficile, soprattutto per un eternamente scontento come me, ma alla fine posso dire di essere quasi soddisfatto. Dico quasi perché il disco è stato un processo durato tre anni e quindi, essendo maturato, avrei fatto a oggi delle scelte diverse. Le tracce rispetto alle demo iniziali sono cambiate radicalmente, e questo processo avviene anche durante i live. A ogni concerto aggiungo delle cose nuove e faccio degli arrangiamenti diversi, perché amo sperimentare e non posso accettare che il pubblico si aspetti quello che sto per suonare.

Negativizzazione si apre con il brano Veränderung (intro) e si chiude con Sarò solo (outro). Un album che quindi ha, di fatto, un’introduzione e una conclusione in quello che è un vero e proprio viaggio sensoriale. Come nascono questi due brevi brani, nei quali hai dato più importanza alla parte strumentale rispetto al testo?

https://www.youtube.com/watch?v=gzSMbS8bspo

Ritengo l’arrangiamento una parte fondamentale, molto più dei testi, ma anche per la loro scrittura. Parto sempre da un ambiente sonoro, perché è il suono che esprime un sentimento preciso. Veränderung è l’incipit che indica che c’è una voglia di cambiamento in corso, quindi c’è speranza.

https://www.youtube.com/watch?v=SLqB9NKW7fw

Il brano è l’inizio del viaggio in cui sono mescolati tutti gli ingredienti di Negativizzazione e Sarò solo è una reprise di un brano già pubblicato che mostra la conclusione: sarà la solitudine la mia medicina e guarirò solo quando sarò libero. L’ordine delle canzoni rispecchia totalmente ciò che ho vissuto, si parte dall’incertezza e si arriva alla soluzione.

Sonounramooo è uno dei brani presenti in Negativizzazione e rappresenta anche il cuore pulsante, a livello tematico, del progetto. Sonounramooo non è solo il titolo della canzone ma anche un vero e proprio sentimento che provi e ripeti in maniera ossessiva nel testo. Ma cosa vuol dire, effettivamente, “essere un ramo”?

https://www.youtube.com/watch?v=vbZjqVNYxug

Sonounramooo è una delle tracce più importanti perché segna il passaggio alla musica techno. Essere un ramo vuol dire essere instabili. La canzone descrive la fragilità di un essere umano che attraversa un momento di vulnerabilità, proprio come un ramo secco d’inverno senza le sue foglie, destinato a cadere. Ed è proprio come mi sono sentito per tanto tempo, ma per fortuna sono riuscito a incanalare tutta l’instabilità in una canzone.

Dalle tue canzoni traspare principalmente il sentimento della solitudine, un elemento che fa da punto cardine per l’intero progetto. Quale, delle canzoni presenti in Negativizzazione, esprime al meglio quest’emozione? E cos’ha ispirato la canzone in questione?

https://www.youtube.com/watch?v=YI4yVfARGzQ

Sparire per sempre nel cosmo fraterno e Sarò solo (per sempre nello spazio celeste) sono gemelle ed esprimono a pieno questo sentimento. Il mio punto di riferimento per la creazione di questi brani è stato Franco Battiato, e più precisamente la canzone Vite Parallele. Ho amato sin da subito le citazioni alle stelle, alle galassie, ai pianeti e ai loro mondi inesplorati. Accostarci la solitudine è stato un processo del tutto naturale, perché è ciò che esprime al meglio il significato di infinito, di spazio. Sono molto felice di queste tracce perché mantengono il cantautorato alternativo vivo all’interno del progetto, che è uno stile che mi ha sempre affascinato.

Come detto, Negativizzazione è la conclusione di questa fase della tua carriera. Come ogni percorso, però, ci sono cose che sentiamo ancora nostre e rivendichiamo anche dopo anni mentre altre che, in un certo senso, ripudiamo. In questo tuo primo album quali sono le canzoni che senti ancora tue? E quali invece per certi versi non ti rappresentano come quando le scrivesti in origine?

Non sento più nulla mio. Scrivo e sperimento tutti i giorni, quindi maturo nuove esperienze, conosco nuovi suoni, incontro nuove parole, i miei stati d’animo cambiano. Infatti, come accennavo prima, a ogni concerto esce una nuova versione di ogni traccia di Negativizzazione, proprio perché non mi va assolutamente di restare ancorato a quello che ero, ma soprattutto a quello che ho creato anni fa. Non vedo l’ora già di far conoscere a chiunque mi segua quello a cui sto lavorando in questi giorni.

Per quanto sia difficile limitare la tua produzione artistica in determinati generi, risulta chiaro che i tuoi brani siano fortemente influenzati dall’elettro pop e dalla techno/house. Come ha avuto origine questo tuo stile musicale? E quali artisti ti hanno influenzato in questo percorso artistico?

Ho sempre ascoltato la New Wave anni 80, ma le mie tre muse sono sempre state Bjork, Tori Amos e Kate Bush. Le ultime due per la parte cantautoriale, Bjork per tutto il resto: suono, arrangiamento, stile, composizione, effetto, presenza. Mi riallaccio alla domanda di prima dicendo che ora come ora non mi sento minimamente di essere stato influenzato dall’elettropop e dalla techno house. Adesso sto facendo cose più acid, hard techno e techno sperimentale. Però ovviamente in quel periodo avevo altri ascolti, quindi direi Royksopp, Robyn per la parte più pop, Franco Battiato per la scrittura, Lana del Rey per gli ambienti sonori, i pad vocali ed i riverberi, Robert Smith perché è l’unico che rende ballabile un pezzo deprimente.

https://open.spotify.com/intl-it/album/3J82R29nDj4gZQM0Iq1YvK

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